Pubblicato su politicadomani Num 92-93 - Giugno/Luglio 2009

Vincenzo Laviola, fra intuizioni, ricerche e passione
Il museo archeologico statale di Amendolara

di Rocco Laviola

Amendolara, località dell'Alto Jonio Cosentino da cui si domina il golfo di Taranto da Capo San Vito a Punta Alice, è stata nell'Antichità, culla di civiltà, ora evidenziate nel suo Museo Archeologico Statale intitolato al suo fondatore Vincenzo Laviola.
Il museo si trova in piazza Giovanni XXIII ad ovest della quale c'è il Rione Vecchio, a sud il Rione Borgo ed a nord il Rione Convento detto anche il "Timpone".
Negli anni cinquanta, grazie alle ricerche archeologiche e sui beni monumentali da parte del medico, storico ed umanista Vincenzo Laviola, si forma il primo nucleo dell'attuale Istituto Culturale.
I reperti sporadici ritrovati sul piano di campagna vengono prima esposti in un'aula della scuola media e poi nella scuola elementare, finché il Comune non concede dei locali e si crea così un vero e proprio antiquario, ove si recano studiosi, scolaresche e turisti.
Sotto la guida della Professoressa J. de la Genière dell'Università di Lille, che collabora con la Soprintendenza Archeologica della Calabria, si effettuano scavi e ricerche, si restaurano corredi tombali, si scelgono i reperti più significativi, si allestiscono pannelli illustrativi e punti informatici. Al termine di tutto questo lavoro, il 21 giugno 1996, viene inaugurato nella nuova ed attuale sede, alla presenza di autorità civili, religiose e culturali, un museo archeologico statale.
Un semplice e lineare percorso didattico illustra le civiltà che si sono sviluppate e susseguite nel territorio di Amendolara, senza tralasciare i riferimenti che le legano a quelle di altri territori vicini e lontani. In questo modo i visitatori possono avere notizie sui comportamenti, le situazioni economiche e sociali, gli usi ed i costumi, e in generale la vita dei popoli che si sono susseguiti nella regione, dall'epoca preistorica, attraverso quella greca, romana, medioevale, rinascimentale e cosi via, fino ai nostri giorni.
Il museo diventa così un centro di fruizione, di studi e di riflessione.
Interessante e rilevante è la rappresentazione in scala della planimetria di una parte della necropoli di Mangosa, detta anche "dell' Uomo Morto", con i disegni delle tombe numerate, chiuse ed aperte, e dei vari reperti nei punti in cui essi sono stati ritrovati al momento dello scavo; una rappresentazione che nei centri di raccolta di oggetti di pregio storico-artistico è rara, se non unica.
Interessanti sono anche i pannelli che illustrano le varie fasi della lavorazione della lana - un tipo di artigianato praticato nella Città greco-archaica di S. Nicola o Lagaria -, la coniazione di monete e il pannello che riproduce i ruderi e la pianta a croce libera - o a quadrifoglio di tipo armeno - di S. Giovanni, esempio unico in Italia e raro anche in Grecia ed in Armenia.
Sono qui esposti i più importanti dei 350 corredi funerari che fanno parte della Collezione museale e che fanno di questo museo un esempio finora unico in Calabria per quanto riguarda la documentazione archeologica che va dall'VIII al VI secolo a.C. Si ha così, visitando il museo, la possibilità di conoscere una parte molto importante del ricco patrimonio culturale calabrese.
Già nell'Antiquario e, ora, nel Museo Statale di Amendolara si sono recati e si recano, infatti, in visita molte scolaresche, studiosi e turisti provenienti dall'intera regione, dal resto d'Italia e da altre parti del mondo.
Particolarmente interessante per le nuove generazioni che desiderano conoscere le civiltà passate per vivere il presente in maniera più consapevole e potersi consapevolmente proiettare nel futuro. Un futuro che, al momento attuale, si presenta con aspetti contraddittori, incerti e confusi.
Oggi accade che, pur vivendo nella civiltà dell'immagine, c'è un forte bisogno di concretezza e, nello stesso tempo, è viva l'ansia di soddisfare esigenze spirituali che si percepiscono come parte della propria natura. Il neofita che si accosta al mondo dei Beni Culturali spesso lo fa prima in modo indeciso ed incredulo; poi, potendo ammirare e "toccare" da vicino reperti e monumenti, simboli delle civiltà trascorse, ne rimane incuriosito, se ne interessa e prende coscienza dell'importanza di queste vestigia. In questo modo la conoscenza delle gesta dei "Grandi" diventa occasione e pretesto per conoscere e riflettere sulla vita quotidiana di popoli che ci hanno preceduti nella storia.
L'approccio con l'Antico, attraverso un museo allestito con criteri didattici, si semplifica e si vivifica. Gli oggetti esposti, che raccontano storie di vita vissuta, aiutano ad imparare e a fissare nella memoria i contenuti dell'apprendimento; provocano domande e con le domande si approfondiscono le conoscenze. E se è vero che "il futuro di un Popolo è nella ricchezza del suo passato" (come ormai sono in tanti ad essere convinti), diventa vitale appropriarsi di questo passato.

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